domenica 30 agosto 2009

FRENA IL SILENZIO CHE COSTITUISCE MORTE



FRENA IL SILENZIO CHE COSTITUISCE MORTE


Prendimi tra braccia stanche di respiro

limita i pensieri che ti creano distanze dai miei

avvolgiti di cio' che ti impossessa il dentro

di creta fresca e di polpa umida a spalmarti il fuori

e poi

nuvole come assaggi di cielo

di cime conquistate passo passo ridisegnando il cammino

Prendimi tra tocchi di collo che sfiorandosi creano apice

frena il silenzio che costituisce morte

riempilo di grida a segnare il mio tempo

imprimilo....dentro....assaggiandone il fuori!


testo di Angela Olino 2009
disegno di Maurizio Barraco 2009
tutti i diritti riservati agli autori

venerdì 28 agosto 2009

MA ALLORA DOVE VORRESTI ESSERE?



Ancora una volta.
Ti trovi nel posto sbagliato al momento sbagliato. MA ALLORA DOVE VORRESTI ESSERE?
Hai mai avuto la sensazione di morire di freddo,mentre gli occhi invece sembravano bruciarti dal caldo?
Il corpo trema, è scosso da brividi ghiacciati, mentre lo sguardo è infuocato.
Ti ho già fatto questa domanda in passato,ma tu mi hai risposto di non aver provato neppure una volta un'emozione simile.
Confesso che quando me lo hai detto, ho sentito scivolarmi addosso una maledetta solitudine.
HO UN CORPO DI GHIACCIO E UNA VISTA DI FUOCO.
Chi cerca di abbracciarmi,viene congelato e coloro che osservo,bruciano lentamente.
Che assurdità, non pensi?
Perciò eviterò di parlartene in futuro.
Coesistono dentro di me due elementi inconciliabili.
Dai loro il nome che preferisci: Fuoco e Ghiaccio, o semplicemente Alessandra e le sue molteplici sensazioni divergenti.





testo di BlackList Hunter 2009
disegni di Maurizio Barraco 2009


tutti i diritti riservati agli autori

sabato 22 agosto 2009

bellezza



"L'eterno femminino è sicuramente una lettura che ti si addice, ma trovo che il tuo modo di disegnare e dipingere sia talmente docile che potresti disegnare tranquillamente sassi e renderli sensuali..."


daniela bisin

mercoledì 19 agosto 2009

omaggio a viola che ti ha perduto

VIOLA CHE TI HA PERDUTO





Viola che ti ha perduto
che ha voluto perderti
Viola è una fiaccola che arde ancora
si schianta su un letto
di stracci neri
neri come sputo di seppia,
inchiostro per altre storie
tue, mie forse.

Si schianta e assume posizioni innaturali
si tende come un arco
si sfascia come un cerchio
rovina i suoi capelli
e morde le sue mani
che volevi perchè erano grandi
e sgraziate
e conoscevano sul tuo corpo i nodi

Pelle rimasta,
velluto damasceno strappato
di questo rosa intenso,
blandiva la tua carne
e li slegava.

Ora strappa di notte
le rose dai giardini
Viola ora strappa la notte
si ferisce sui roseti dei giardini
ma in silenzio lo fa

Quando vaga la notte
in silenzio lo fa
Viola si aggrappa come fiamme al letto
per non scordare un odore
si contorce e affonda il ventre
là dove c'era il tuo

Ma la tua assenza è zitta
e la parete spezzata
Oltre soltanto inchiostro
altro scrivere, altre grida
altre parole a vanvera.




testo di Cristina "Viola" Rulfi
disegno di Maurizio Barraco
© copyright written on August 19, 2009 by Maurizio Barraco. publishing prohibited unless with the author's permission.

RITRATTO STRACCIATO DI FRESCO


RITRATTO STRACCIATO DI FRESCO

Visi delicati e dilaniati
Aeroplani di carta attraversano il mio giorno
veicolando parole
cariche di pene irrisolte
di messaggi sospesi e indecisi.

Su questo mi dispieghi con false emoticons
la tua confusione
che di notte non ricevi sulla linea
le implorazioni, i miei vergognosi desiderata
l’urlo di sms che ti vorrebbe risucchiare
sulla linea d’aria che lo trasmette

e riaverti qua
semplicemente bagnato ed ebbro
dolcemente svestito e stanco
preda vinta dei miei occhi aperti

riaverti prima che questi si ritirino duri
si sfibrino e tornino a casa
sulla lavella colma di stoviglie incastrate
la caffettiera da avvitare con rabbia
e la voce si ricomponga
sui timbri fasulli della cortesia quotidiana.

Avevo fra le braccia e gli occhi
un animale dopato
che attendeva soltanto lo sparo
per aggredire il suo cerchio, la piazza
Non riconosco il tuo passo sghembo
la traiettoria incerta delle tue mani nello spazio
la corda non più tesa ne impedisce il volteggio.

Ma ci sarà un’alba sfinita dalla notte
o forse un tramonto svincolato dai colori
in cui deporrò la scena
proseguirò in un silenzio sceso
verso un'altra città d'arte.
Là getterò in aria questo pugno di coriandoli
.


testo di Cristina "Viola" Rulfi
disegno di Maurizio Barraco

martedì 18 agosto 2009

L'AMICO


L'AMICO.

Con te ho perso l'amico del cuore
l'amico cattivo che non ti vuole bene
ma a cui puoi dire ogni cosa
e mostrare il volto che non daresti a nessuno
il volto che ricopri accuratamente ogni giorno
in una maniera a caso.

Odio ancora il week-en
di giorni in cui stavi con lei
i venerdì senza accesso
attesa e attesa e apnea
per i tre giorni stabiliti.
Ora dimenticarti come un'onda che già sì è infranta e ritirata
svuotare la tua immagine di ogni odore
come prima di conoscerti una tua foto ricevuta in mail
quando non eri altro che un uomo con gli occhiali.
Ma riavvolgere la bobina già bloccata
e incrostata di sporco seccato
risulta penoso e non ci riesco.

Così fra le cose qualsiasi dei giorni
sento arrivare talvolta improvviso
il morso scuro della mancanza
Non ho stuccato bene ogni pertugio ogni poro
da un forellino trascurato
il senso della la perdita
incomincia a gocciolare a ritroso
e avverto lo stomaco ritirarsi in uno spazio cavo
che nessun cibo riempie.

Ma vi impedisco di dire che lo amavo!
Era lo specchio sporco
nel quale potevo guardarmi senza trucco
era lo sguardo che mi tagliava con precisione
i vestitini estivi di dosso
usando un paio di forbici verdi
che io stessa gli avevo posto in una mano
perchè incidesse la mia pelle.
Non lo fece, non mi diede
questo potere di sporcarlo
con il mio sangue di gazzella

Così ti ho perso amico mio del cuore
quando ho capito che non lo avresti mai fatto
di inseguirmi nella savana
sbranarmi e consegnarmi al dio
Ti ho implorato di cacciarmi a calci
volevo il dolore
e ne ho avuto tanto da avanzarne molte ceste
anche dopo aver sfamato
una processione di notti insonni
con tutte le parole del caso.

Ora che hai posto una lastra
di vetro antinfrazione fra le nostre vite
durissima spessa eppur trasparente,
ma solo dal tuo lato,
tu mi vedi benissimo
brancolare a tentoni, aggrapparmi ai corrimano
ed io non conosco da quale posizione
mi stai ora osservando compiaciuto
del potermi guardare rimanendo invisibile

Eppure odo uno scricchioliare di denti
mi dice che stai serrando troppo forte la mascella
mi dice che anche a te qualcosa è sfuggito
che hai perso una chiave, un anello, uno strumento

che una persona ti ha gridato una frase importante
dall'altro lato del fiume
e tu non sei riuscito ad afferrarne le parole,
solo un'eco indistinta e qualcosa che finiva con ere, o con are
e tu ora, che l'estate si china e ingiallisce,
ti chiedi se la frase che fu detta per te
finisse con perdere o con perdonare.

testo di Cristina "Viola" Rulfi

dipinto di Maurizio Barraco

lunedì 17 agosto 2009

IL TEATRO DEI SOGNI




Il teatro dei sogni



Hai schiuso una porta
ma non l'hai spalancata
Nè hai varcato la soglia.
I miei sogni restano là oltre
irrisolte trame carnali
ricamate senza attori
e senza mezzi.

Com'ero io quel giorno
dietro alle ante inchiodate
come solo tu mi hai vista
esposta alle tue mani?
Conoscevi il mio nome
ma non lo hai usato
Io ero la tua cagna.

Hai manine cattive
pronte sempre alle pietre
Sei piccolo, tutto piccolo e duro
Aggredisci i tuoi giorni
ne sgrani il rosario con rabbia
ne mordi il piacere sugoso
Tu sei un baluardo che non risponde.

Vorrei essere te
non sarei più scalfita
non avrei più padroni
T'invidio l'avermi veduta da fuori
un oggetto per corpo
un oggetto per terra
come ti avevo chiesto.

Ora è lui il mio corpo a colare
lui si asciuga e diviene leggero
Il mio nome resta sempre taciuto
il tuo tamburella su stoviglie di latta.
Mi metto seduta, ne ricevo i colpi.
Attendo il pianto che abbatta al suolo
tutta questa caligine sputata per l'aria
Ma non arriva.

Chiedo allora per te
una grazia in qualche inciampo di tempo
che tu possa sanguinare
e vedermi in quel sangue
Vedermi fluire.

Chiedo riavere il teatro dei sogni
mi dico scrivili e ponili a splendere
Ci sono le luci di un palco già accese
C'è attesa.
Esiste uno spazio per la purezza!

Qui le mie labbra si schiuderanno
per ricevere infine tutto il seme voluto
Qui non dover più attendere
perchè avrò visto noi due
madidi di perle
schiantarci nella luce di scena.

testo di Cristina "Viola" Rulfi
disegno di Maurizio Barraco

mercoledì 12 agosto 2009

los amantes


LOS AMANTES

Se miran, se presienten,
se desean,
se acarician,
se besan,
se desnudan,
se respiran,
se acuestan,
se olfatean, ...
se penetran,
se chupan,
se demudan,
se adormecen,
se despiertan,
se iluminan,
se codician,
se palpan,
se fascinan,
se mastican,
se gustan,
se babean,
se confunden,
se acoplan,
se disgregan,
se aletargan,
fallecen,
se reintegran,
se distienden,
se enarcan,
se menean,
se retuercen,
se estiran,
se caldean,
se estrangulan,
se aprietan
se estremecen,
se tantean,
se juntan,
desfallecen,
se repelen,
se enervan,
se apetecen,
se acometen,
se enlazan,
se entrechocan,
se agazapan,
se apresan,
se dislocan,
se perforan,
se incrustan,
se acribillan,
se remachan,
se injertan,
se atornillan,
se desmayan,
reviven, resplandecen,
se contemplan,
se inflaman,
se enloquecen,
se derriten, se sueldan, se calcinan,
se desgarran, se muerden, se asesinan,
resucitan, se buscan, se refriegan,
se rehuyen, se evaden, y se entregan
Oliverio Girondo

sabato 8 agosto 2009

per non dimenticare


Veo en tus ojos los destellos

de un horizonte lejano,

desierto de silencio

scaminas sin retorno.

Sombras femeninas des

fallecenante tu impenetrable cuerpo,

y magestuo

sos los colores

descansan en tus manos.

Hermosos pies posees,

los mismos que te hicieron desertarde tus raices,

y los mismos que acompañana tu voz silenciosa.

Cadenciosas tus palabrasvuelan en mis oido

sy la pesadez de la vidaanida en tus hombros.

Quisiera acunar tus penumbras,

inquietando tu pelo enmarañado

con un soplo de mi viento

y hacerte reir sin mostrar los dientes.

Luciana Gomez

Dedicado a Horacio Mendez.