domenica 20 dicembre 2009


se fossi un dolce
paragonarmi a un dolce...io...che ho sempre il terrore di risultare esagerata e stomachevole, vista la mia barocca espansività!
però c'è un dolce che, forse, mi potrebbe rappresentare: il croccante di mandorle; è quel dolce bruno, trasparente e durissimo che viene preparato e venduto nelle sagre di paese e durante le feste comandate; arriva insieme alle giostre, naturale appendice del chiosco dei pesci rossi e del tirassegno... un dolce semplice che invade il luna park con un profumino di zucchero bruciacchiato, ti invita a cercarlo solleticando l'olfatto, ti conduce, oramai ingolosito, davanti al bancone di vetro e ti illumina i sensi di mele rosse caramellate, liquirizie gialle e nuvole bianche di zucchero filato da appiccicare sulla giacca buona di papà.
Il croccante di mandorle... mi ricorda la cucina della nonna: il tavolo col marmo rosso, le sedie impagliate su cui salivo, per cercare, nella credenza smaltata d'azzurrino, il barattolo dello zucchero e quello di vetro ocra sempre colmo di mandorle (forse perchè nascosto dal pacco di caffè in grani?). " dai nonna, facciamo il croccante!...dai nonnina, facciamo presto... noi due, da sole! dai nonna, dai, io e te... adesso, subito nonnina bella, facciamolo ora!" Ruffiana l'abbracciavo impaziente... e lei sorridendo scompariva e riappariva col pentolino di rame rosso e l'espressione accesa; impaziente mi avvolgevo nell' enorme grembiule bianco di candeggina e mostravo le mani lavate a dovere... "dai, su metti lo zucchero... si adesso... e non ti scottare, come l'altra volta, ...mescola bene... così... piano piano ma non farlo bruciare..." Alchimia d'amore! le sue mani aggiungevano gli ingredienti, le mie guance, come lo zucchero, si scaldavano e cominciavano ad arrossire,lei versava manciate di mandorle profumate e bianche e l'impasto si gonfiava e ribolliva come lava di cratere... finalmente la magia veniva travasata sul marmo freddo e unto: il dolce caldo trasparente morbido si stendeva... vivo ...poi, intiepidito, prendeva consistenza e riluceva, oramai arreso al palmo delle nostre mani; riposato, vetrificava di dolcezza ambrata le mandorle bianche come perle preziose incastonate su una lastra d'oro rosso.
Mi piace immaginarmi così... un croccante... una golosità nata dal fuoco e dall'amore; desiderata, morsa, leccata nella mia trasparente carnalità, assaporata a lungo, lentamente, per godere della mia morbidezza liberata dall'involucro di cristallo dolceamaro della mia riservatezza.
Mi commuove e consola che si indugerà ancora, con la lingua, a cercare i frammenti zuccherosi rimasti agli angoli della bocca; che si succhieranno le dita appiccicose con infantile erotico piacere ed, infine, si cercheranno i frammenti dolci e invadenti incollati sulla tovaglia o sul maglione: scaglie di gioia semplice... per chi mi sa apprezzare.
Ma posso essere anche durissima, come il vetro la lingua posso tagliare: odio la cattiveria, l'arroganza e la sopraffazione... perciò attenti a voi, politici e falsi predicatori, bigotti lustrabanchi e affabulatori... la mia dolcezza vi saprà ferire!


testo di Beatrice Bigozzi
dipinto di Maurizio Barraco

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