Il teatro dei sogni
Hai schiuso una porta
ma non l'hai spalancata
Nè hai varcato la soglia.
I miei sogni restano là oltre
irrisolte trame carnali
ricamate senza attori
e senza mezzi.
Com'ero io quel giorno
dietro alle ante inchiodate
come solo tu mi hai vista
esposta alle tue mani?
Conoscevi il mio nome
ma non lo hai usato
Io ero la tua cagna.
Hai manine cattive
pronte sempre alle pietre
Sei piccolo, tutto piccolo e duro
Aggredisci i tuoi giorni
ne sgrani il rosario con rabbia
ne mordi il piacere sugoso
Tu sei un baluardo che non risponde.
Vorrei essere te
non sarei più scalfita
non avrei più padroni
T'invidio l'avermi veduta da fuori
un oggetto per corpo
un oggetto per terra
come ti avevo chiesto.
Ora è lui il mio corpo a colare
lui si asciuga e diviene leggero
Il mio nome resta sempre taciuto
il tuo tamburella su stoviglie di latta.
Mi metto seduta, ne ricevo i colpi.
Attendo il pianto che abbatta al suolo
tutta questa caligine sputata per l'aria
Ma non arriva.
Chiedo allora per te
una grazia in qualche inciampo di tempo
che tu possa sanguinare
e vedermi in quel sangue
Vedermi fluire.
Chiedo riavere il teatro dei sogni
mi dico scrivili e ponili a splendere
Ci sono le luci di un palco già accese
C'è attesa.
Esiste uno spazio per la purezza!
Qui le mie labbra si schiuderanno
per ricevere infine tutto il seme voluto
Qui non dover più attendere
perchè avrò visto noi due
madidi di perle
schiantarci nella luce di scena.
testo di Cristina "Viola" Rulfi
disegno di Maurizio Barraco
Bellissima, brava Cristina...è solo nostra
RispondiElimina