Odio ancora il week-en
di giorni in cui stavi con lei
i venerdì senza accesso
attesa e attesa e apnea
per i tre giorni stabiliti.
Ora dimenticarti come un'onda che già sì è infranta e ritirata
svuotare la tua immagine di ogni odore
come prima di conoscerti una tua foto ricevuta in mail
quando non eri altro che un uomo con gli occhiali.
Ma riavvolgere la bobina già bloccata
e incrostata di sporco seccato
risulta penoso e non ci riesco.
Così fra le cose qualsiasi dei giorni
sento arrivare talvolta improvviso
il morso scuro della mancanza
Non ho stuccato bene ogni pertugio ogni poro
da un forellino trascurato
il senso della la perdita
incomincia a gocciolare a ritroso
e avverto lo stomaco ritirarsi in uno spazio cavo
che nessun cibo riempie.
Ma vi impedisco di dire che lo amavo!
Era lo specchio sporco
nel quale potevo guardarmi senza trucco
era lo sguardo che mi tagliava con precisione
i vestitini estivi di dosso
usando un paio di forbici verdi
che io stessa gli avevo posto in una mano
perchè incidesse la mia pelle.
Non lo fece, non mi diede
questo potere di sporcarlo
con il mio sangue di gazzella
Così ti ho perso amico mio del cuore
quando ho capito che non lo avresti mai fatto
di inseguirmi nella savana
sbranarmi e consegnarmi al dio
Ti ho implorato di cacciarmi a calci
volevo il dolore
e ne ho avuto tanto da avanzarne molte ceste
anche dopo aver sfamato
una processione di notti insonni
con tutte le parole del caso.
Ora che hai posto una lastra
di vetro antinfrazione fra le nostre vite
durissima spessa eppur trasparente,
ma solo dal tuo lato,
tu mi vedi benissimo
brancolare a tentoni, aggrapparmi ai corrimano
ed io non conosco da quale posizione
mi stai ora osservando compiaciuto
del potermi guardare rimanendo invisibile
Eppure odo uno scricchioliare di denti
mi dice che stai serrando troppo forte la mascella
mi dice che anche a te qualcosa è sfuggito
che hai perso una chiave, un anello, uno strumento
che una persona ti ha gridato una frase importante
dall'altro lato del fiume
e tu non sei riuscito ad afferrarne le parole,
solo un'eco indistinta e qualcosa che finiva con ere, o con are
e tu ora, che l'estate si china e ingiallisce,
ti chiedi se la frase che fu detta per te
finisse con perdere o con perdonare.
testo di Cristina "Viola" Rulfi
dipinto di Maurizio Barraco